mercoledì 25 febbraio 2009

NUMERO QUATTORDICI

GLI STRANIERI SONO MINACCE O RISORSE?

Treno fermo in stazione, sei seduto assieme alla tua donna, da soli in uno scompartimento. A un tratto entra lei, straniera, benvestita. “Can I take a seat here?” chiede, “Sure” le rispondi sorridendo. Chiacchierata tranquilla, finché lei, la tua lei, non comincia a rifilarle una serie di occhiatacce e di stilettate, che zittiscono la straniera, che si ritira nel suo angolino. Situazione chiara, no?

Bene, perché' ora arriva il difficile. Tu, ragazzotto italiano, vesti i panni della benvestita e la straniera benvestita diventa la fidanzata di un essere croato, vestito con scarpe rosse e bianche da basket, tuta in paille larga e svasata, felpa rossa Adidas con tanto di cappuccio e striscie bianche. Barba sfatta, capelli trascurati.

Considerando gli standard balcanici, il simpatico croato è vestito anche bene in quanto la tuta da queste parti è un capo adatto alle più svariate circostanze: fatta eccezione per il matrimonio, ma solo se si è lo sposo o il testimone, la tuta va bene, oltre che per fare sport, anche per andare in università, per giocare a palle di neve, per passeggiare per le vie del centro, per uscire la sera e, perche' no, anche per un appuntamento galante. Ovviamente la tuta non e' necessariamente di marca e non necessariamente acetata.

Fino ai trent’anni la camicia non sanno nemmeno cosa sia...la cravatta? "Roba da ricchi”.

Che ci fai a Belgrado, ti piace la città, e voi dove state andando? La conversazione è banale, l’orco apparentemente legge un giornale sportivo salvo alzare gli occhi e, di traverso, inquadrarti ogni volta stai per dire qualcosa di discutibile dei paesi o delle genti jugoslave, squadrandoti con sufficienza quando critichi la logistica belgradese (“di fronte all’Istututo c’è un semaforo lentissimo: normalmente attraverso la strada quattro volte al giorno: anche calcolando di perdere cinque minuti di media, in un mese significa due ore, in un anno un giorno”) e insegnandoti con saccenza che “sai, una volta eravamo un paese”, quando osservi che al pari della sua donna, nata in Bosnia ma cresciuta in Croazia, che un po’ tutte le genti balcaniche sono mescolate. Il treno parte, la conversazione si arresta.

Se con lei, di tanto in tanto, c’è qualche scambio di convenevoli (“scusami, potrei passare? Grazie” o “rimani qua? Possiamo lasciare il laptop?"), mentre lui baccaglia in croato che non è il caso di parlare inglese con questo italiano qua: lei ride, ogni tanto lo bacia per zittirlo. Dopo un po’, mentre io ero in bagno, lui l’ha fatta spostare sedendola di fronte a lui accanto al finestrino: con una gamba di qua e una di la, crea un recinto attorno alla sua proprietà privata, dai chiari capelli e occhi azzurrissimi.

L’apoteosi arriva a pochi chilometri da Zagabria: grazie al wireless, il simpatico croato si connette a internet, tira su il volume delle casse e mostra a lei, in modo che anche tu possa sbirciare, la curva della Dinamo – probabilmente non la più cosmopolita della regione – che canta canzoni in cui una parola su due e' "Hrvatska". Zagabria è però più vicina del previsto, sicché lui ripone il pc in fretta mentre lei, avvolta nel suo cappotto verde, sorridendo augura buona fortuna e buon proseguimento di viaggio, uscendo dallo scompartimento. Lui tira giù il valigione con uno scatto, rovesciando le lattine di Coca Cola che si è scolato assieme alla sua lei: ovviamente non le raccoglie, esce ovviamente senza salutare. E’ un vero duro, lui.

Una volta scesi, lei si ferma per accendere una sigaretta, involontariamente proprio sotto il tuo finestrino. Non puoi lasciarti scappare l'occasione di cercare con lo sguardo gli occhi di lui, prima di fissare intensamente lei. Reazione: la abbraccia e la porta via. Esce più fumo dalla testa di lui che dalla sigaretta di lei.

Capacità di abbinare un jeans, un maglione e una camicia, propensione al dialogo e al sorriso, intraprendenza nei rapporti interpersonali, voglia di stare in compagnia, di divertirsi e di far festa. Il tutto condito da una sana dose di intelligenza, malizia e furbizia.

Temere le straniere, temere gli stranieri, ammirare le straniere, ammirare gli stranieri...Mentre rientro nel territorio dell’Unione via Slovenia, realizzo il perché noi italiani (specie gli ometti) siamo cosi intensamente amati e odiati allo stesso tempo: che sia, in entrambi i casi, "manifesta superiorità"?

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