martedì 30 giugno 2009

NUMERO VENTIQUATTRO

NON PUO' PIOVERE PER SEMPRE

Ancora mi ricordo il sole che mi accompagno' in aeroporto al momento di ripartire da Copenhagen, all'incirca un anno fa. Proprio in Danimarca formluai la teoria »dell'ultimo saluto«: se prima di partire splende il sole, significa che la citta' si veste a festa per ringraziarti di tutto, per salutarti e per augurarti buon viaggio. Stavo pensando proprio questo al momento di addormentarmi nella mia ultima notte belgradese, giusto qualche ora prima di essere svegliato dai tuoni e dalla pioggia che, abbondante, scorre lungo le grondaie. Sono le otto. E diluvia.

»E cosa ti aspettavi, un applauso? Hai passato almeno quattro mesi della tua vita a infamare tutto e tutti e questo e' quello che ti meriti...« penso malinconicamente, mentre mi avvio verso la banca e mejaćnica per espletare le ultime formalita' burocratiche. »Non l'ho fatto con cattiveria, e' solo che qu ho avuto tutti i problemi possibili e immaginabili, per di piu' a distanza ravvicinatissima...«. Niente da fare, continua a diluviare.

Sulla strada del ritorno a casa, saranno le nove e venti, la pioggia si affievolisce. Anche Federico deve sbrigare alcune faccende burocratiche sicche' non c'e' molto tempo per le cerimonie: compro i panini, salgo in casa, inforco i bagagli, montiamo in macchina e via verso la stazione. Sono le dieci, al treno manca mezzora e non piove piu': ho tempo di illustrare a Federico la teoria »dell'ultimo saluto«. Concorda, e rilancia: »Ma non vedi che ora c'e' il sole?«. Sono le dieci e venti, mancano venti minuti alla partenza.

Ecco, il clima della mia ultima mattinata belgradese riflette bene il mio percorso: un inizio duro e tempestoso, in cui tutto era difficile e molto era deprecabile, poi il duro adattamento, con annessa accettazione della realta', poi l'adattamento, infine l'inserimento. Ogni esperienza di vita, specialmente all'estero, ha di per se molti aspetti positivi. E al momento posso dirmi contento di aver attraversato tutte le fasi del cosiddetto »cultural shock« del quale molti psicologi parlano: entusiasmo, delusione, rabbia, accanimento, rivalutazione, tolleranza, adattamento, infine piena soddisfazione.

La sfida delle prossime puntate e' raccontare il passaggio dal malessere diffuso fino al benessere generalizzato. Perche' negli ultimi periodi ho conosciuto molta gente, la quale rimane spiazzata di fronte alla lettura degli ultimi post. Cosi come molti abituali lettori rimangono sorpresi alla notizia che – udite udite – ci sono buone possibilita' che da settembre possa nuovamente ritrovarmi a Belgrado.

Ed e' dalla piena soddisfazione di cui sopra chje intendo ripartire. Ma non ora, ho sonno e vado a nanna.