giovedì 16 aprile 2009

NUMERO DICIOTTO

LA PASQUA? QUANDO ARRIVA ARRIVA!

Dopo una notte brava con il solito Federico, il solito raggio di sole ti centra impietosamente l’occhio sicché - anche se sono le 9.30 - il sonno se n’è bello che andato. Colazione veloce a base di wafer e latte, doccia e lavaggio a mano dell’abbigliamento intimo settimanale. Presi i test, si punta trg Republike (piazza della Repubblica): se normalmente sotto il cavallo di fronte al museo Nazionale ci si aspetta per gli appuntamenti, a mezzogiorno e mezza è prevista la partenza della Delta Tour, una corsa ciclistica che vede impegnati le categorie juniori e i seniori: il percorso prevede 115km e passa per Pancevo (ridente centro industriale - circa 100.000 abitanti - ubicato a 15km da Belgrado noto soprattutto per una raffineria bombardata dalla Nato e per un film horror recentemente girato tra i capannoni), Kort, Smerderevo (splendida località adagiata sul Danubio tra morbide colline di alberi da frutto in fiore, nota soprattutto per il castello della Despota Stefana) e ancora Belgrado, prima dell’arrivo in salita di Rakovica.

Dall’auto della giuria la corsa si segue che e’ un piacere: la corsa “dal vivo” a due passi dai ciclisti e’ veramente spettacolare, tra cronometri, collegamenti radio, ammiraglie, ambulanze e moto della polizia (il mitico Ranko, fact totum della federazione ciclistica, non sta quieto un attimo!). E’ spettacolare e divertente, specie quando i ciclisti scalano un paio di colli poco prima del traguardo. La catena del “mai avrei pensato di…” si è arricchita di un altro incredibile anello: anche perché la macchina è guidata da Milenkovic Senior, leggenda vivente del ciclismo yugoslavo prima e serbo poi, padre di Milenkovic Junior, discreto corridore oggi organizzatore del giro di Serbia. Entrambi i Milenkovic parlano italiano ed entrambi si sono dimostrati gentili e disponibili.

Il ciclismo in Italia, quantomeno come immagine, è uno sport “popolare” – forse lo sport “popolare per eccellenza” -, è uno “sport per tutti”, uno sport in cui molto spesso i campioni provengono da famiglie modeste e normali: uno sport che porta la festa e il colore nei paesi sperduti grazie alla carovana del Giro. Il ciclismo in Serbia e’ paradossalmente uno sport “di elite”, uno sport per ricchi. Perché? Bastano poche parole a un costruttore di biciclette per spiegarmi il perché: “Questa bicicletta 5000 Euro, stipendio Serbia 300 Euro, già buono stipendio 300 Euro: pochi ciclisti”. A Belgrado e in Serbia la tradizione ciclistica è molto debole: pedalare per le strade della capitale è un azzardo, in più manca sia una pista che un impianto indoor. Come logica conseguenza, la maggior parte dei circa 150 ciclisti tesserati dalla federazione, non proviene da Belgrado (che conta circa metà della popolazione serba).

L’arrivo della corsa è a due passi dal parco Ciukaricki, dove il giorno prima ha avuto luogo un’altra gara ciclistica, questa volta di cadetti e cadetti “fascia B”, in un circuito interno al parco: sorrido quando mi ritrovo al tavolo dei dirigenti della federazione ciclistica, con di fronte a me sessanta ciclisti in erba che pranzano, chiacchierano e sorridono. Mai avrei pensato di passare una Pasqua così, anche perché infondo a Belgrado non è ancora Pasqua in quanto, d’accordo con il calendario ortodosso, la Pasqua arriva una settimana dopo quella Cattolica.

Per cui la celeberrima gita fuori porta di Pasquetta ha luogo nella facoltà di architettura con sei splendide ore di lezione, quattro con i principianti e due con gli avanzati. Proprio in una pausa della lezione degli avanzati, Goran si fa coraggio e mi chiede di tradurgli alcune parole: “saccente”, “spiffero”, “spezzare”, “polentoni”. Mi insospettisco, così gli chiedo dove abbia trovato queste parole. Sorride e mi dice:”sul tuo blog”. Incredulo, gli chiedo come sia riuscito a trovarlo. “Semplice, cercavo il tuo indirizzo email, ho inserito il tuo nome si Facebook ed era la tua frase, così l’ho aperto”. E come non considerare le lezioni in università “il meglio” della vita belgradese?

Sono veramente fiero dei miei studenti – non solo di Goran, che son sicuro che starà leggendo queste righe -, specialmente dei principianti che migliorano di lezione in lezione. Tutti sembrano seguire con molto interesse i miei sproloqui, anche se i corsi non sono né curriculari né obbligatori. Lo fanno soprattutto perché sognano di andare a perfezionarsi in Italia, iscrivendosi a un corso di studi o in uno scambio Basileus (è l’omologo dell’Erasmus per l’area Balcanica / Mediterranea), ma lo fanno anche perché gli piace la nostra lingua o più semplicemente perché il corso è gratuito.

E nell’attesa che arrivi un’altra Pasqua – domenica, questa volta quella ortodossa – mi congedo, invitando ancora una volta l’Abruzzo a tener duro e a non mollare.

Nessun commento: