martedì 16 dicembre 2008

NUMERO QUATTRO

Prendetevi pure qualche giorno di ferie, buttatevi in malattia alla faccia dei fannulloni brunettiani, mettetevi in aspettativa o in maternità oppure licenziatevi. Il post e' veramente lunghissimo, ma e' passato qualche tempo e tante cose sono successe. Ryanair, Parigi, Belgrado, Kosovo…

Lo so a cosa stai pensando. No, non mi hanno imprigionato, non sono stato io: ero sì a Parigi, lo confermo, ma non ho rapinato Harry Wiston. Tranquilla mamma, ho un alibi di ferro: l’European Youth Sport Forum 2008, organizzato da ISCA – International Sport Culture Association – ENGSO – European Non Governamental Sport Organizations – presso la sede del Comitato Olimpico Francese. E cento altri giovinastri – partecipanti e organizzatori provenienti da tutto il continente – possono confermarlo. Una sei-giorni di discussioni, workshop, brainstorming e dibattiti sul Libro Bianco sullo sport, recentemente pubblicato dalla Commissione Europea, si è conclusa due sabati fa. Per una serie di strane coincidenze, il viaggio da Belgrado a Parigi passa attraverso Milano; e il ritardo di un’ora e mezza sulla via del ritorno consente di sorvolare la Belgrdo by night: anche dal cielo salta all’occhio l’iper-illuminata cattedrale di Santa Sava che domina la città e il riflesso dei ponti sul fiume anche dall'alto rimane indubbiamente splendido. Sembra di essere in Sim City (il gioco): le luci fioche illuminano viali e casette, si vedono capannoni industriali, fiumi e ponti, percorsi da automobili e trenini. Gli squadrati palazzoni divengono armonicamente distribuiti allorché si sorvola Novi Beograd, giusto qualche istante prima dell’atterraggio.

Nonostante l’aereo si appoggi morbidamente al suolo, non parte il consueto applauso italico, come accaduto sul volo Ryanair sia all’atterraggio in Francia che a quello di Bergamo. Rimane difficile non spezzare una lancia – ma anche più di una – in favore di Ryanair: aerei spaziosi, puliti ed eleganti con almeno due hostess e uno steward, di cui almeno due parlanti italiano. Prima esperienza completamente positiva: e-ticket economici (54 Euro andata e ritorno, tutto compreso), aeroporti piccoli e ben organizzati, zero confusione e nessun dettaglio lasciato al caso.

L’aeroporto di Beuvais sarà pure un baraccone ma è scientificamente preciso e assolutamente funzionale, “a prova di italiano”: nemmeno il tempo di atterrare che già sei dentro l’aeroporto in fila per comprare il biglietto dell’autobus per Parigi. Tempo di pagare e la tua valigia è sul rullo che ti aspetta. Cinque minuti di attesa e il bus, giusto di fronte all’uscita, arriva e ti porta dritto a Porte Maillot, a una fermata dagli Champs Elisees (dopo un’ora abbondante di viaggio). Certo, a volte i controlli sono stringenti e asfissianti, specie per noi italiani notoriamente pronti ad auspicare regole restrittive ma sempre insofferenti quando queste regole restrittive ci toccano di persona, tuttavia abbordabili.

L’opuscolo Ryanair mostra che l’88% dei voli sono in orario (nonostante entrambi i voli siano partiti in ritardo, l’ora di arrivo era comunque esatta: il che mi fa dedurre che il volo è più corto di quanto dichiarato, tuttavia la certezza di arrivare in un posto nell’orario prestabilito da sola giustifica costi ben più alti dei 54 Euri con i quali ho volato da Bergamo a Parigi: ritengo 164 Euro un prezzo onesto per volare da Belgrado a Milano con JAT, anche se l’aereo era microscopico e il ritardo – piatto forte della casa – è incluso nel biglietto), che le lamentele ogni 1000 passeggeri sono 0.63 e che il 99% delle lamentele trova una risposta in meno di una settimana. Dietro l’88% di voli in orario dichiarato da Ryanair, c’è Airfrance con 82, Lufthansa 81, più staccate Iberia e Aer Lingus (entrambe 78) poi Easyjet 75 e British Airways con 65. Alitalia compare invece nella classifica dei bagagli smarriti, dove occupa un ammirevole quarto posto con solo 19.7 / 1000 (avrei detto molto di più: Ryanair 0,6 / 1000, Lufthansa 15.8, Air France 17.6; peggio di Alitalia solo British Airways 26.5). Volando su aeroporti piccoli effettivamente il rischio di perdere il bagaglio si riduce di molto, mi viene da pensare.

Dopo aver ammirato il panorama offerto dal terzo piano della torre Eiffel, dopo aver passeggiato lungo gli Champs Elysees e dopo aver “girato” sulla ruota in Place de la Concorde, con ancora negli occhi Montmartre e il Sacre Coeur, non si può certo essere entusiasti al pensiero di aspettare il tram numero quattordici che non passa mai, ricordando con un pizzico di amarezza la capillarità della metropolitana parigina: “Ok, passeggiata veloce fino a Kralija Aleksandra: lì potrò scegliere tra sette, quattordici e sei”. Noncurante dei ventisei chili che ti trascini nel trolley ti ritrovi in un attimo in Kralija Aleksandra, ma come al solito non passa nessun tram. Nervosismo: stanchezza parigina, ritardo del volo, bagaglio, voglia di arrivare a casa, freddo. Frustrazione. Un viandante ti dice qualcosa “I don’t understand”. Lui prosegue, una donna dice qualcosa, lui replica, poi ti parla ancora. Nervosismo crescente.

Finché il postulato B entra in funzione: quando meno te lo aspetti Belgrado ti sorprende. Il viandante ti sta chiedendo dove devi andare perché Kralija Aleksandra è bloccata e non passerà nessun tram, per cui devi andare su una parallela e prendere un autobus alternativo. Sorridi e dici ok ma non gli credi. Lui attraversa la strada. Rimani due minuti ma nessun tram all’orizzonte sicché pensi che infondo attraversando non ci perdi niente. E lui è li che ti aspetta per indicarti dov’è la fermata: ti fa strada e sale con te sul bus, lasciandoti ovviamente la precedenza in quanto straniero e bagaglio-munito. Breve chiacchierata fino alla tua fermata: ringrazi e saluti. E lui sorride spontaneo, contento di averti aiutato. Si, Belgrado è anche questo.

Dall’European Youth Sport Forum di Parigi al meeting “Find the energy for cooperation” di Belgrado il passo è breve: al posto di cento giovanotti, stavolta ci sono una trentina di “seniors” presidenti e leader delle associazioni sport per tutti dell’area balcanica. “Ia se zovem Antonio Saccone, ia sam italian, ia govorim srpski: I have been here for a month and half and I just shared with you almost all my Serbian language knowledge, I am here to present the SEEYOU project, I was in the organizing team representing ISCA”. I seniors sorridono interessati e seguono la presentazione che si conclude con strette di mano, pacche sulla spalla, strampalati tentativi di comunicare in una lingua per me tendenzialmente incomprensibile. Molti di loro hanno capito solo che ti chiami Antonio, che sei italiano e che parli serbo. Per la cronaca SEEYOU è un seminario che, a settembre, ha radunato attorno a un tavolo giovani provenienti da ex Jugoslavia e Danimarca con lo scopo di promuovere lo sport come strumento di socializzazione e integrazione in una regione contrassegnata da forti microregionalismi recentemente dilaniata da conflitti interetnici. Lo sport è stato usato come elemento aggregativo: l’eterogeneo SEEYOU team ha partecipato – nel contesto del festival montenegrino “sport per tutti” a diverse competizioni sportive con squadre composte da non più di due giocatori per paese.

Archiviata l’ipotesi Kosovo (dopo un colloquio a Roma e uno telefonico con Pristina, le Nazioni Unite hanno ritenuto di non selezionarmi per un internship annuale retribuito, a partire da febbraio: che poi meno male che non mi hanno presto, se no col nome del blog era un casino…), non mi rimane che proseguire l’esperienza belgradese. Sembra proprio che la mia ricerca sulla percezione dello sport sia destinata ad avere un seguito in quanto l’ISCA continua a ritenerla interessante e un delegato romeno, presente al meeting, mi ha giusto invitato a collaborare con una rivista scientifica dedicata a sport e salute: a Maggio a Costanza ci sarà una conferenza che saluterà l’avvio dei battenti della suddetta rivista. E chissà che non salti fuori la possibilità di insegnare italiano qui in Serbia da qualche parte…Senza considerare che SEEYOU potrebbe avere degli sviluppi…