venerdì 9 gennaio 2009

NUMERO SEI

IL NATALE QUANDO ARRIVA ARRIVA…

Caro Babbo Natale,

come va? Come stai? E’ passato tanto tempo dall’ultima volta che ti ho scritto: forse sarai sorpreso nel ritrovarmi nel cuore dei Balcani dopo tanti anni, e sinceramente mi viene difficile riassumere in poche righe quello che mi è successo nel recente passato. Sono in ritardo, ma non di così tanto come si potrebbe pensare di primo acchitto: a Belgrado era Natale l’altro ieri.

Non ho regali da chiederti né promesse da farti, semplicemente da qualche giorno mi capita di pensare a te, così ho deciso di scriverti. Sinceramente non so dirti se sia stato bravo o cattivo negli ultimi tempi: ho cercato di fare del mio meglio e di impegnarmi, ho provato a cogliere al volo le occasioni che mi si sono presentate e ho altresì cercato di crearmene quante più possibile. Sono successe veramente tante cose, tante ne stanno succedendo e tante ne stanno per succedere. Sono cresciuto e sto crescendo, anche se l’età adulta la sento ancora lontana.

Tempo di Natale, tempo di bilanci di fine anno. Ebbene il 2008 è stato un anno veramente strano: è difficile descriverti quanto mi abbiano cambiato le esperienze danesi, montenegrine e belgradesi, ed è difficile descriverti quanto mi senta migliorato come persona, come uomo e come professionista. Ho conosciuto veramente tante persone, ho fatto tante cose, ho viaggiato molto e imparato tanto. Sento la mia vita completamente trasformata e contemporaneamente ancora in trasformazione.

Ma ancora ricordo il disagio di Febbraio quando, solo in una città straniera, “festeggiai” per la prima volta il compleanno “in solitaria”, improvvisamente pervaso dalla nostalgia per un’infanzia felice in cui si festeggiava a colpi di Fivelandia, immerso nel calore della mia famiglia in compagnia di un manipolo di amichetti. E pensando al Natale, il mio ricordo non può volare a quando, entusiasta, aprivo con mamma e papà il “baule di Natale” e tutti assieme si preparava albero e presepe: mi divertivo tanto, anche a prepararmi il mio presepe in cameretta, talvolta guarnito con macchinine e trattori, ma tanto che importa? Ancora ricordo con quanto entusiasmo ti scrivevo, lasciandoti la finestra aperta e una tazza di caffè per ritemprarti e farti rimanere sveglio, pronto a svegliarmi la mattina del 25, leggere la tua lettera, trovare la tazzina vuota e uno splendido regalo sotto l’albero: trenini e macchinine elettriche, i Masters, il Canta Tu, il ring per gli eroi del wrestling e via discorrendo. Ricordo anche le poesie e le canzoni che, imparate a scuola, esibivo durante l’infinita gustosa cena preparata da mamma, ricevendo in cambio applausi e mancette.

No, non guardare l’espressione triste, davvero non è il caso. Guardami piuttosto quando alla mattina mi sveglio con l’entusiasmo di chi è felice perché un nuovo giorno comincia. Di chi ha voglia di saltare, di fare, di correre, di volare. Di chi sorride alla donna delle pulizie, agli inservienti che in mensa preparano il cibo, alla vecchietta che rifiuta il posto sull’autobus, a chi prova a dare indicazioni senza una lingua comune. Regalo “grazie” e pacche sulle spalle a chiunque, provando a ridere e scherzare con tutti pensando che c’è gente che se la passa davvero peggio. Gente che mentre io ero nel pieno di un’infanzia felice, magari giocando coi soldatini, piangeva sotto i bombardamenti, perdendo familiari e amici (in un diabolico-reale “indovina chi”), gente che rimaneva mutilata per un salto strampalato su una mina antiuomo. Gente che al primo sguardo non si vede, ma che c’è. Ragazzi come me, che hanno avuto la sfortuna di nascere in Bosnia, in Hercegovina, in Serbia, in Kosovo.

E’ stato un Natale stranissimo, quest’ultimo. Correva infatti il 25 dicembre quando raggiungevo Ljubljana in treno per festeggiare Capo d’Anno, lasciando in Serbia un’atmosfera decisamente surreale: una nevicata consistente imbiancava una Belgrado completamente “feriale”. E ancora più surreale era l’atmosfera "festiva" belgradese del 7 gennaio al mio rientro: strade deserte e imbiancate, negozi chiusi, silenzio totale: con due settimane di ritardo rispetto a noi, il Natale arrivava anche in Serbia, regalando un po’ di tranquillità e pace anche all’irrequieta caotica iperattiva Belgrado.

Bene, caro Babbo Natale, la lettera volge al termine: se non ti sei addormentato venti righe fa probabilmente ti starai chiedendo il perché di tutto ciò. Ebbene volevo renderti partecipe dei pensieri che mi hanno accompagnato lungo l’infinita Croazia durante il viaggio in treno e per chiederti un piccolo regalo, qualora tu lo ritenga opportuno: vorrei un tele-salva-la-vita-Beghelli che mi ricordi quanto sia fortunato, vorrei un cicalino e una spia rossa che si attivino nei momenti in cui non mi rendo conto di cosa sia una sciocchezza. Perché troppo spesso mi dimentico di quanto io sia fortunato nell’disporre di un corpo sano e di un cervello discretamente funzionante, di avere una famiglia che mi vuol bene, che mi supporta (e sopporta!) e che crede in me, e, last but not least, di poter contare su diverse persone che mi ammirano, che mi vogliono veramente bene, che “so che sono lì” pronti a fare il tifo per me ovunque io sia e qualsiasi cosa io faccia. Persone che mi accettano per quello che sono e che credono in me.

Certo, se proprio volessi portare in Serbia un po’ di gas, non ti nascondo che potrebbe tornare utile, di questi tempi: magari si potrebbe ritornare a riscaldare i mezzi pubblici, a illuminare nuovamente la cattedrale di Santa Sava – desolatamente buia e cupa - e le vie del centro - in cui è svanito lo spirito natalizio - e riaprire le mense studentesche in centro città, chiuse per un po’ per mancanza di studenti - rientrati a casa per le feste – in parte per mancanza di energia – così come mi pareva di evincere dal cartello apposto all’ingresso.

Già che ci sono, ti allego il cv: se avessi bisogno di uno stagista penso di poterti e volerti dare una mano più che volentieri, infondo dopo Lituania, Russia, Romania, Danimarca e Serbia, un’esperienza in Finlandia nel mio cv non stonerebbe nemmeno un po’!

Un abbraccio, a presto, saluti alla Befana e alle renne. In fede,

Antonio

1 commento:

Agni ha detto...

veramente bello.. impresionante... mi e; piaciuto tanto! Sei grande- Antonio!