lunedì 19 gennaio 2009

NUMERO OTTO

LE PROFONDE DIFFERENZE SUPERFICIALI

Dicesi Yugoslavia la “Slavia del sud”. Dicesi “serbo” lo slavo del sud di religione ortodossa. Dicesi “croato” lo slavo del sud di religione cattolica. Dicesi “bosgnacco” lo slavo del sud di religione musulmana (lascito turco). Dicesi “montenegrino” un serbo diplomatico (quando il referendum rese il Montenegro indipendente dalla Serbia, questa perse cinque ambasciatori - in città importanti tra cui Mosca - tutti di origine montenegrina). Dicesi “sloveno” il polentone della “Slavia del sud” (notoriamente lavoratore, contadino e ricco, ma inevitabilmente montanaro e cattolico: dicesi "Slovenia" la Svizzera della Yugoslavia). Dicesi “macedone” invece di uno slavo del sud che non si capisce bene cosa sia (un po’ serbo, un po’ croato, un po’ albanese, un po’ greco e un po’ bulgaro). Dicesi “kosovaro” un albanese musulmano che vive in Kosovo (lascito turco, ma anche Titino). Dicesi “albanese” un abitante dell’Albania.

Il “serbo” è notoriamente orgoglioso, nazionalista e cattivo. Il “croato” invece è saccente, arrogante e invidioso. Il “bosniaco” non brilla per intelletto: si chiama Mujo, è sposato con Fata, una donna di facili costumi, e ha un amico che si chiama Haso, che conosce bene anche Fata. Il “montenegrino” è pigro, scansafatiche, lento e svogliato. “Serbo”, “croato”, “bosgnacco” e “montenegrino” sostanzialmente parlano la stessa lingua (salvo alcuni localismi) e si capiscono senza problemi. Sono amici, spesso parenti, cenano e bevono assieme, viaggiano senza problemi attraverso le loro frontiere: tuttavia quando ma glielo si fa notare apertamente, in pubblico, litigano e, “per motivi politici”, non si capiscono più e non si vogliono più bene. Lo “sloveno” dal canto suo è tirchio e lavoro-dipendente. Il “macedone” balla e canta (“non cantare in Bosnia, non ballare in Serbia, non ballare e non cantare in Macedonia” dicono nei pressi del lago Ohrid, enfatizzando le loro capacità artistiche). "Lo sloveno e il macedone, per capirsi, devono parlare serbo". Il “kosovaro” invece non è benvisto in Serbia. E viceversa.

“Lo sai qual è la nazione più fortunata? L’Italia, perché è bagnata dall’Adriatico ma non confina con la Croazia” (origini slovene).

Le donne slovene sono bellissime, il problema è uno solo quando si va a letto con loro: non sai mai quando rientra il marito.

Lo sai qual è il record sui cento metri per il Montenegro? 67 metri. Sai come scendono dagli alberi i montenegrini? Si siedono su una foglia e aspettano l’autunno.

Fata cammina dieci metri avanti a Muio. Haso vede la scena e grida inferocito: “Muio, ma lo sai che secondo il Corano non dovresti lasciare la tua donna camminare dieci metri avanti a te?”. “Quando il Corano è stato scritto ancora non esistevano le mine-antiuomo” risponde Muio.

Muio torna dalla Germania dopo la guerra. Sale sulla sua nuova Mercedes e, lentamente e con la musica a tutto volume, gira lentamente per le strade di Sarajevo con tanto di finestrino aperto e braccio fuori. All’ennesimo passaggio l’amico Haso gli grida: “Muio, abbiamo capito che hai fatto i soldi e che hai la macchina, ma quella ce l’abbiamo anche noi, eppure non è che facciamo tutto ‘sto casino…”. “La macchina si ma il braccio no!” risponde Muio.

Muio normalmente picchia Fata ogni volta che rientra in casa: lei sa perché. E anche Haso lo sa.

Haso, cattolico, e Muio, musulmano, sono vicini di casa. Un bella domenica, Haso si sveglia di buon mattino e, vedendo lo splendido sole che batte su Sarajevo, decide di lavare la propria automobile. Muio lo vede dalla finestra e, per non essere da meno, comincia anche lui a lavare la sua automobile. Haso prende ora l’aspirapolvere e pulisce gli interni e i tappetini. Muio, per non essere da meno, prende anch’egli l’aspirapolvere e pulisce gli interni e i tappetini. Haso ora getta alcune gocce d’acqua sul parabrezza per lavarlo. Muio lo guarda, ci ragiona, poi prende il taglialegna e taglia il cofano della sua auto. Haso sente il rumore, strabuzza gli occhi e vede Muio che finisce di tagliare la parte anteriore della sua automobile. Haso è shockato e perpleso. Si avvicina a casa di Muio e gli chiede: “Come mai prima hai lavato la macchina e poi l’tagliata in due? Ma sei impazzito?”. Muio lo guarda e risponde soddisfatto: “Impazzito io? E perché mai? Ho solo visto che tu hai battezzato la tua macchina, così ho deciso di circoncidere la mia”.

Molto spesso non è semplice “rendere” le barzellette in una lingua straniera, specie quando i passaggi sono due: se addirittura gli sloveni ammettono che le barzellette in croato fanno più ridere di quelle in sloveno, figurarsi in italiano via inglese.

E non è semplice sorridere senza sapere gli stereotipi che ci stanno dietro. Non è semplice inserirsi nel contesto balcanico senza conoscere l’infinita sequela di retroscena. Tuttavia le barzellette sono un ottimo veicolo per entrare in contatto con le genti balcaniche, scoprendo molto del loro modo di essere e di fare, sempre pronte a sorridere di fronte a una buona barzelletta, indipendentemente dalla “vittima” dello sfottò.

Durante le tavolate conviviali “yugoslave” si canta tutti in coro tutte le canzoni provenienti da tutte le regioni – oggi nazioni – senza impelagarsi troppo in questioni politiche. Dopo qualche bicchiere, specie se i musicisti sono di origine zingara, i balcanici schizzano in pista e, disposti in cerchio, danzano per ore, seguendo i passi del capofila (“si paga un Euro per entrare nel “kolo – la danza popolare – e due Euro per uscirne”, mi diceva un italiano che vive qui da parecchio, sottolineando che dopo un po’ anche loro si stufano). Tra rakia, kolo e canti popolari, diviene difficile riconoscere le sei (ormai sette) nazioni nelle quali la Yugoslavia si è frantumata. Diventa difficile trovare differenze linguistiche, etniche e religiose, indipendente dall’età: che siano “senior” o “junior”, da queste parti ci si diverte con poco, gioendo delle piccole cose, ballano e cantano assieme senza porsi troppi problemi di “immagine” o quant’altro. Arroganza, orgoglio e nazionalismo scompaiono, lasciando spazio a risate, scherzi e barzellette.

Inevitabilmente si finisce per ricordare anche “i vecchi tempi: allora sì che si stava bene! Tutti ci rispettavano e con il nostro passaporto si poteva andare ovunque”. E ancora rispondono con aria perplessa e infastidita quando li si paragona ad alcuni dei vicini: “Beh, infondo in Bulgaria con la crisi del gas è andata peggio che non in Serbia” dicevo a una mia amica che rispondeva secca: “la Bulgaria? Ma per chi c’hai preso?”. Per un membro dell’Unione Europea. La Yugoslavia ancora “non si è allineata”. Scherzi del destino.

Mentre Obama si insedia alla Casa Bianca e l'Inter ne prende tre dall'Atalanta, io mi congedo, rinnovando l'appuntamento al prossimo numero!

1 commento:

Agni ha detto...

interesante... bravo