martedì 12 maggio 2009

NUMERO VENTIDUE

BUCAREST, BELGRADO, KIEV E IL SILLOGISMO ARISTOTELICO

Circa trent’anni, barba incolta, sorriso spontaneo e battuta pronta: Marco vive a Kiev, ma è venuto a Belgrado in vacanza. Noi tutti pendiamo dalle sue labbra, ponendogli migliaia di domande sulla vita in Ucraina, sugli ucraini e soprattutto ovviamente sulle ucraine. E lui non riesce a sputar fuori una sola cosa positiva né della città né delle sue genti Ha vissuto a Belgrado per nove mesi, gli manca e la rimpiange.

Io invece non avrei mai avrei pensato di rimpiangere Bucarest. Poi sono venuto a Belgrado.

Pensa Kiev, diranno i miei lettori piu' arguti: “Bucarest sta a Belgrado come Belgrado sta a Kiev quindi Bucarest sta a Kiev…”

No, ragazzi, no: il sillogismo aristotelico è inverosimile. La domanda che mi faccio è piuttosto un’altra: riuscirò a rimpiangere anche la Serbia? E cosa rimpiangere di Belgrado? Il sistema dei mezzi di trasporto? L’umiltà? L’ “apertura mentale”? L’efficienza cronica?

E ragiono su quanto siano influenti le aspettative nelle esperienze all’estero (ma forse nelle esperienze in genere). E mi tornano in mente le parole di Marco: “Dopo aver vissuto a Belgrado, sono andato in Albania, ma nemmeno a Tirana, a Scutari, mica a Los Angeles, prima di andare a Kiev: pensare che ho fatto di tutto per andarci, stravedevo per l’Ucraina. Quindici giorni fa ho deciso che Kiev non fa per me e che gli ucraini non mi piacciono, mentre prima mi dicevo “boh, forse sono io…”. Sono chiusi, maleducati ed è impossibile farci amicizia: tutti gli stranieri che conosco non si trovano bene e non hanno amici ucraini, anche quelli che vivono lì da un pezzo e che si sono anche sposati…”.

In Romania imparai che sarebbe bene non farsi troppe aspettative prima di partire per l’estero: arrivai in Lituania senza aspettative e fu un trionfo, arrivai a Bucarest carico di aspettative e furono alti e bassi, arrivai a Copenhagen con qualche aspettativa e rimasi sorpreso del vedere deluse le aspettative ma nel trovare sorprese laddove le aspettative mancavano. Prima di partire per la Serbia sapevo benissimo che bisogna girare alla larga dalle aspettative, ma probabilmente lo sapeva anche Marco prima di partire per Kiev, ma ci siamo cascati entrambi. Facile a dirsi ma non a farsi, mi viene da pensare.

E ragiono infatti sul pre-partenza serbo, ripensando ai dieci contatti che avevo in Serbia: tutti ragazzi conosciuti in giro per seminari in Europa, ragazzi con i quali ci si ritrovava a far casino assieme, alla faccia degli smorti scandinavi e degli ubriaconi tedeschi. Ragazzi con il comune spirito “sud europeo”, con i quali ci si trovava bene. Ragazzi che ti avevano dipinto Belgrado come una città capace di vivere la vita e di divertirsi, una città che non dorme mai, una città festaiola, ricca di vita notturna. Una città nella quale ti troverai benissimo, ragazzi con i quali mi ero lasciato con un “dai, ci vediamo a Belgrado…”.

Ragazzi che non si son piu' visti, ragazzi che sono spariti, ragazzi che non hanno mai chiamato, ragazzi che se li hai chiamati non ti hanno risposto.

Ragazzi che evidentemente “hanno sempre da fare”: ma che cazzo avranno mai da fare i
belgradesi se a Belgrado non funziona niente? Che fanno i belgradesi? Niente. Anzi, una cosa la fanno: bevono il caffè (le piante si annaffiano con l’acqua, i belgradesi bevono il caffé). Belgrado è una città basata sul caffè (e allora mi chiedo se anche le piante vengano annaffiate col caffé). Ragazzi che evidentemente bevono caffè, ma a cui evidentemente non importa di berlo con te (tanto in qualche modo te la caverai). Secondo me non è la cattiveria il problema, il problema è evidentemente ai simpatici serbi pesa anche scrivere un sms, un messaggio su Facebook o fare una telefonata di invito. Diciamo che se non hai voglia di fare un cazzo, Belgrado è la città che fa per te e i belgradesi ti piaceranno.

Domenica in un parco cittadino scoprivo il modo in cui i serbi vanno sui roller-blade: una volta indossati, si aggrappano al motorino guidato da un amico e – respirando a pieni polmoni il gas di scarico – se la viaggiano sulla pista ciclabile.

Non è esattamente salutare ma vuoi mettere l’energia che sprecherebbero per pattinare?

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